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Anna Gallagher: con l’elettrico il marchio crescerà di livello, sarà veloce e dinamico

Anna Gallagher è il responsabile del marchio Jaguar dall'aprile 2021: contribuirà a guidare la transizione della Casa come brand di lusso moderno e completamente elettrico nel 2025. Laureatasi all'università di Liverpool, Gallagher è entrata alla Jaguar Land Rover nel 2000, quindi è stata per sei anni alla Ford, anche in qualità di Fleet e Business manager. È rientrata al Giaguaro nel 2017 nel ruolo di General manager Vendite seguendo il progetto I-Pace; poi, appunto, il passaggio al ruolo di responsabile del brand. L'abbiamo incontrata nel weekend dell'E-Prix di Roma. Ecco che cosa ci ha raccontato.   

La Jaguar è in una fase di ripensamento e riposizionamento. A che punto siete in questo cammino e quale identità emergerà da questa fase?
Stiamo pensando la Jaguar e la Land Rover in un'ottica futura, a ciò che ci si aspetta da marchi di lusso proiettati in avanti, dal punto di vista dell'esperienza del consumatore. Un grande team ha creato quella che è la migliore auto rappresentativa di tutto ciò, ossia la I-Pace. La Jaguar ha un'eredità che pesa, fatta di clienti speciali, che produce esperienze: non vogliamo un capovolgimento dei nostri valori, abbiamo bisogno di pensare che la Jaguar sia la migliore, nei dettagli, nel design, in tutto ciò che ci si attende da noi. Per me e in particolare per questo brand, il lusso moderno significa tornare indietro nel tempo, per capire da dove veniamo - il design iconico, le prestazioni -, reinterpretando il tutto grazie all'innovazione.

Quando vedremo i primi risultati a livello di prodotto? E che cosa ci dobbiamo aspettare?
Non possiamo parlare degli step futuri, ma abbiamo annunciato di essere focalizzati al 2025: stiamo lavorando per questo, potete aspettarvi qualcosa di nuovo e di veramente Jaguar. Design di lusso e modelli che sapranno senz'altro distinguersi.

Il design diventerà ancora più importante?
Penso che il design nell'era elettrica, tornando indietro a quelle che sono le regole del proprio Dna, sia molto importante per differenziarsi. Quando lavoravamo alla I-Pace, lo stile è stato fondamentale per prendere le distanze dai nostri concorrenti: prima di tutto, è una Jaguar, mossa da un powertrain a zero emissioni, con un design nato per un'auto elettrica. Così, pensando a quello che abbiamo fatto per immaginare una nuova era, elettrica ma assolutamente Jaguar, abbiamo bisogno di aspettarci il massimo.

È possibile che nei prossimi anni si possa delineare una sorta di divisione di “compiti” tra la Jaguar e la Land Rover, con la prima focalizzata su berline e sportive e la seconda sulle Suv?
Non possiamo ancora parlare nel dettaglio dei tipi di modelli che verranno, ma andando indietro alla nostra tradizione, è chiaro che ci sono state forme differenti. E volendo interpretare ciò che intendiamo realizzare oggi, potrebbe essere vero che ci saranno due (tipi di) Jaguar.

È difficile tenere conto della propria tradizione e, al contempo, innovare molto come è richiesto da questo periodo? Qual è, secondo lei, il mix corretto?
Soffermandomi su alcuni settori, come quello dei motori sulle auto da corsa o l'aerodinamica, ci sono concetti che possono essere utilizzati anche oggi, se reintepretati, nel processo di trasferimento tecnologico “race to road” che stiamo seguendo. È stato così per l'I-Pace, perché la sua autonomia elettrica è tale in virtù di tutto ciò che abbiamo imparato sui circuiti di gara. Così, anche la tecnica e il design rappresentano sempre un equilibrio attento tra la visione dei designer, ciò che scopriamo, e chi guida. La Jaguar assume questo ruolo solo per la guida, realizzando le innovazioni. Quando qualcuno prova le nostre auto, e magari non conosce il nostro brand, risulta piacevolmente sorpreso dalle doti dinamiche delle vetture. Nella tipologia della gamma attuale, oggi c'è la F-Type, un'auto assolutamente Jaguar. Tenendo presente questo, il modo in cui i designer lavorano per il futuro e si rende l'elettrico competitivo, questo risulta essere sempre un buon equilibrio. C'è una grande varietà, tra le persone coinvolte nei progetti: questo per me è molto importante. Prendiamo oggi Rossella (Cardone, ndr) e io, due donne in posizioni top: e ciò garantisce una grande varietà nelle scelte del design, delle performance e delle doti dinamiche dei modelli.

 

Com'è, oggi, il profilo del cliente Jaguar?
Sono persone che vogliono esprimere la propria personalità, quindi non posso dire che ci sia un target preciso del nostro cliente, perché dipende dal tipo di individualità di ognuno. L'abbiamo osservato in modo evidente in tanti mercati, e in Italia in particolare, nel senso di individualità “flamboyant”. Facciamo buoni risultati con i clienti italiani. Gli Stati Uniti? Non mi piace dire che un mercato sia più importante di un altro, certo i numeri sono importanti, là. E poi oggi negli Usa abbiamo più clienti donna, un fatto rimarchevole.

Pensa che in futuro il marchio Jaguar salirà ancora di livello?
Sì, ma non parlerei di riposizionamento, per me è solo il posto dove il marchio dovrebbe essere. Noi faremo qualcosa di speciale, per i nostri clienti, questo è sicuro.

A quale tipo di forme state lavorando, nella transizione all'elettrico?
Non posso parlare di stile, ma una Jaguar non dev'essere la copia di nient'altro. Le nostre auto sono sempre state sinonimo di prestazioni elevate e di guida ad alto livello, e ora, con l'aggiunta dell'alimentazione elettrica, diventeranno ancora più veloci e dinamiche. Valore, per noi, è il design in termini di individualità e di unicità, il carattere su strada, ma pure la stessa esperienza elettrica, che deve provocare una risposta emozionale in chi si trova al volante.




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