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Honda NSX: la storia dell'anti-Ferrari del Sol levante

Tutto (ed è moltissimo) ciò che rappresenta la Honda NSX si sublima in un video su YouTube un po' sgranato, dove un giovane Ayrton Senna, in mocassini e calzette bianche, guida come se non ci fosse un domani la coupé giap fra i cordoli del circuito di Suzuka. All'epoca, un oggetto così tecnologicamente avanzato da incutere quasi timore. Ecco la storia di una macchina che ha segnato un prima e un dopo nel mondo delle supercar. E non soltanto per la Honda.

Parte da una concept. Da dove cominciare? Dal 1984, quando la casa giapponese commissionò a Pininfarina un prototipo di una sportiva a motore centrale, denominata HP-X. Una concept bassa e affusolata, che si può considerare come primo embrione della NSX (New Sportcar eXperimental). Lei, due posti secchi, appare in veste definitiva al Salone di Chicago del 1989: nel frattempo, per produrla, è stato costruito un apposito stabilimento a Tochigi, con oltre 300 addetti dedicati. Operai con almeno dieci anni di anzianità aziendale, per mettere d'accordo tecnologia e abilità manuale. Per dire, la monoscocca saldata interamente in alluminio – prima al mondo – ha richiesto l'ideazione di particolari sistemi di saldatura. Per rendere l'idea dell'artigianalità del processo, vi basti un esempio: la scocca veniva immersa in un bagno di cromatizzazione, un procedimento (utilizzato in aeronautica) che crea un sottilissimo film sull'alluminio per renderlo levigato quanto basta a consentire una perfetta verniciatura. Ritmi di produzione? Una trentina di esemplari al giorno.

Tecnologia sopraffina. Proprio come il V12 impiegato all'epoca dalla Honda in Formula 1, il 3 litri V6 aspirato da 273 CV a 7.300 giri della NSX ha le bielle in titanio e l'albero dello stesso tipo d'acciaio utilizzato in gara. Ma della partita è anche il sistema V-Tec, che permette di modificare gl'istanti di apertura e di chiusura delle valvole e la loro alzata: così, il tremila può urlare fino a 8.000 giri, momento in cui interviene il limitatore. Il cambio è a sole 5 marce e non manca un differenziale a slittamento limitato a giunto viscoso. Affiancato da uno dei primi, rudimentali, sistemi di controllo di trazione. Grazie alla scocca e alle sospensioni (a quadrilateri articolati) in alluminio e all'alleggerimento generale di un gran numero di componenti, la massa si fermava a quota 1.370 chili. Per prestazioni da Ferrari (o Porsche, se preferite): 270 km/h di punta e 0-100 sotto i sei secondi.

Un bel bilancio. Tutto questo testosterone, comunque, non andava a scapito della guidabilità: al limite, la Honda NSX rimaneva facilmente controllabile anche da piloti con esperienza non eccelsa. Alle andature più tranquille, fra l'altro, la berlinetta della Honda sapeva anche coccolare il suo fortunato proprietario, con interni di materiale pregiato, climatizzatore automatico, regolatore di velocità, sedile regolabile elettricamente e impianto audio Bose. Senza dimenticare un bagagliaio sufficiente per le esigenze di un weekend in coppia. Nella sua lunga vita – è stata prodotta dal 1990 al 2005 – la prima generazione della Honda NSX ha visto anche un restyling, datato 2002, che ha eliminato i fari a scomparsa e aggiornato, con piccoli ritocchi, la carrozzeria. Non si può dimenticare la R, versione hot dedicata soltanto al mercato Jdm (Japan District Market) e nemmeno la seconda serie della NSX: nata nel 2016, è mossa da un powertrain ibrido. Ma questa è decisamente un'altra storia.




Immagine Quattroruote


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