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Misano, bagarre dal primo all'ultimo metro - VIDEO

Posso immaginare che la frangia più tradizionalista del popolo di Quattroruote inorridirà a sentire che ho corso con una Smart elettrica: se già la transizione del mass market è vista da tanti con sospetto e diffidenza, la nozione stessa che anche il motorsport si debba piegare a una tecnologia poco assimilabile alle virili performance è per altrettante persone qualcosa di insopportabile, indigesto e irricevibile. Umanamente parlando, comprendo il sentimento. Ma tocca essere realisti: se l'automobile di serie è destinata a diventare full electric, avendo peraltro l'Europa confermato l'eutanasia dell'endotermico (poi, che l'abbia fatto basandosi su presupposti ideologici e tecnologicamente fallaci è un altro paio di maniche), è soltanto logico che anche l'espressione agonistica di tale mondo segua lo spirito del tempo. L'onda è partita con la Formula E (ormai un porto di mare di scuderie e costruttori che vanno e che vengono), l'Opel E-Rallye e il neonato Etcr, ma è alla Smart EQ fortwo e-cup che spetta la palma di challenge per modelli di serie più duraturo. Voluto dalla LPD di Massimo Arduini e Agostino Castagnaro, il monomarca è arrivato alla quinta edizione e vede impegnati una venticinquina di piloti: alcuni sono top driver con palmarés scintillanti, altri si limitano ad alimentare una passione per il cordolo che brucia dentro, tutti invariabilmente attirati dall'indubbia visibilità (le gare sono trasmesse in diretta su piattaforme online) e da costi di commovente ragionevolezza: una stagione costa 19.700 euro più Iva, incluse assicurazione e franchigia danni di tremila euro. Partner energetico è Free2move eSolutions, che nei fine settimana di gara fornisce le colonnine di ricarica.

Insomma, roba interessante. E quindi non potevo esimermi dall'accettare l'invito di Arduini a sperimentare dal vivo il campionato, casualmente in una pista che conosco bene: Misano, dove due weekend prima avevo gareggiato nella BMW M2 CS Racing Cup assieme a Luca Salvadori. Arduini, vecchia volpe delle corse, mi mette subito a mio agio: “Guarda che qui si fa sul serio. La Smart sarà pure poco potente, ma passo corto, coppia in basso, 200 kg meno della versione di serie e pneumatici stradali la rendono una macchina da corsa nervosa e difficile”. Si va con le libere, e capisco subito a che cosa si riferisce Arduini. Per farla andare forte, la devi buttare in curva praticamente di traverso, controllando con il volante (assai demoltiplicato) deriva e sovrasterzo: se però esageri, o dai un colpetto di freno di troppo, la Smart parte in testacoda in un nanosecondo. Ok, la velocità è limitata attorno ai 130: però è tutto un gioco di equilibrio non proprio alla portata di tutti.

Nelle libere me la cavo: segno il quindicesimo tempo su 23. Vado due volte in testacoda, ma la macchina è talmente corta che praticamente mi giro su me stesso. Un po' troppo sicuro di me, prendo le qualifiche con eccessiva foga. Lascio i box prima di tutti per non trovare traffico, esco dall'ultima curva prima del rettilineo troppo forte, la macchina mi parte di traverso e stallono una delle gomme dietro contro il cordolo. Riparto, ma è troppo pericoloso per me e per gli altri: rinuncio a tornare ai box e mi fermo mestamente con il cerchio che tocca l'asfalto. Non ho neppure completato un giro. In gara 1 partirò ultimo, in 23esima posizione. Considerato che la corsa dura appena sei giri, perché poi si rischia di rimanere senza batteria, recuperare è un miraggio. Per partire, si premono contemporaneamente freno e acceleratore: quando si spengono le luci, si alza tipo molla il sinistro e si va. Bagarre totale sin dalle prime curve. Il tempo è pochissimo e tutti si buttano dentro senza andare per il sottile. Faccio un paio di bei sorpassi, approfitto di qualche “lungo” altrui e riesco a risalire nel gruppone. Arrivo sedicesimo.

Il bello, però, deve ancora venire. Gara 2 si fa a griglia invertita: chi è arrivato ultimo parte in pole. Per me cambia poco, perché sono in mezzo, ma dietro ci sono quelli forti ingarellati in rimonta. Al Carro, sono in nona posizione. Quello dietro arriva lungo e mi entra nella fiancata, riesco non so come a non girarmi, arrivo alla sinistra successiva e mi sbattono contro a sinistra spingendomi contro quello che mi stava sfilando a destra: mi ritrovo quattordicesimo, con la macchina a brandelli. Un gruppo di assatanati arriva a cannone sul rettilineo di partenza senza un centimetro fra un'auto e l'altra. Gente che si gira, altra che finisce nella sabbia, traiettorie inventive per evitare il cozzo. Per me, tutto da rifare. All'inizio dell'ultimo giro, sono risalito in decima posizione. Penso di essermela cavata, ma all'uscita del Tramonto quello che mi segue mi spinge sulla sabbia. In mezzo giro, perdo cinque posizioni. Chiudo P15 con un po' di amaro in bocca. Torelli, che aveva vinto gara 1, è riuscito in sei giri a risalire tutto il gruppo e arrivare ancora primo: prestazione straordinaria, chapeau. Bilancio? Al netto del risultato, un bel monomarca con tanti ragazzi vogliosi di correre e bravi a guidare. E l'elettrico dà quel tocco di contemporaneità che tante categorie, magari più costose, non riescono a esprimere.




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