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"Al lavoro sulla nuova generazione di modelli, piacere di guida al centro"

Il 2022 sarà l'anno dello sbarco in Europa della CX-60 (più avanti seguita dalla CX-80). Poi, in autunno, toccherà al range extender (nota bene: con motore rotativo) destinato all'elettrica MX-30. Ma per i centri stile della Mazda, che siano in Germania (a Leverkusen), negli Stati Uniti (a Irvine, in California) o in Giappone (Hiroshima), è già tempo di guardare alla prossima generazione di modelli. Quella, per capirci, che porterà la Casa del Sol levante a evolvere il linguaggio estetico Kodo fino al 2030 e oltre. Ce lo conferma Jo Stenuit, responsabile dello stile europeo, sottolineando un dettaglio non da poco: in un tempo in cui i costruttori insistono sull'elettrificazione, sulla tecnologia spinta, sull'auto più utile e necessaria che passionale, la Mazda sembra quasi l'eretica del gruppo quando dice di preferire "l'uomo e il piacere di guida". Che per Stenuit deve restare "la rotta", la strada maestra delle prossime Mazda. Concetti che pochi anni fa sarebbero stati interpretati come un'ovvietà, per quanto gradevole; ma che oggi, strano (e per certi versi terribile) a dirsi, hanno quasi il sapore di una rivoluzione.

Quattro sculture per il futuro. Kodo, ovvero "soul of motion", l'anima del movimento, è da anni la cifra stilistica del costruttore. Stenuit lo ricorda ancora una volta: in Kodo, traduzione in linee della cultura giapponese, convivono i concetti del dinamismo, dell'energia, ma anche della purezza, dell'armoniosa semplicità, del progetto curato e fatto "a regola d'arte", secondo i principi dell'eccellenza ma volutamente lontano dall'ostentazione del lusso. "La prossima generazione di Mazda si poggerà su un'evoluzione di Kodo, che manterrà comunque le sue caratteristiche, il soul of motion. Il processo che porterà ai nuovi modelli - o perlomeno ciò che la matita della Mazda può mostrarci a oggi, senza anticipare troppo - si compone di quattro sculture, denominate Wonder (meraviglia, ndr), Harmony, Acceptance e Momentum: linee arcuate, sinuose, ma anche fili tesi e spigoli. Da queste quattro intuizioni scaturiranno le forme che porteranno ai primi bozzetti, poi ai modelli in argilla, alle concept e, infine, alle vetture di serie. A proposito di concept, chiediamo se la Vision Coupe, presentata al Motor Show del 2017 abbia ancora qualcosa da dire, un ruolo da giocare, e Stenuit non lo esclude: "Lo è stata per la Mazda3 e forse lo sarà per un prossimo modello".

La MX-5 va bene così (per ora). A questo punto, la domanda sorge inevitabile: tra le auto in via di sviluppo ci sarà anche la sostituta della MX-5 odierna, datata 2015? Stenuit fa capire che l'incarnazione attuale - azzeccatissima da ogni punto di vista - ha ancora molto da dire e che la Casa, per ora, si ritiene soddisfatta: "La MX-5 è il Santo Graal, ma per la nuova generazione abbiamo ancora un po' di tempo".  La genealogia delle serie precedenti, scandita da fasi di sviluppo della durata di circa otto-dieci anni (ricordate dello stesso Stenuit), suggeriscono che sul fronte dell'amata roadster sarà difficile vedere qualcosa di nuovo prima del 2024-2025.

Non solo elettriche. E i motori, affiancati dalle ormai onnipresenti batterie? Sì, certo, ci saranno. Ma l'approccio della Mazda, sottolinea il responsabile europeo del design, resta quello "scientifico, della tecnologia multi-soluzione, in cui i diesel puliti possono andare di pari passo con le Ev". E, in ogni caso, il powertrain avrà un'importanza relativa, almeno a livello di design: "Il futuro non è un design 'elettrico' o meno, l'importante è che sia un buon design. Buon design significa trovare la giusta soluzione a un problema, può essere per un'auto elettrica o per un'endotermica. E se questa sarà una Mazda, sarà certamente bella". 




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